I tre usi del coltello, di David Mamet, è una raccolta di saggi in cui lo sceneggiatore americano analizza i tre aspetti della rappresentazione: la sceneggiatura, la regia e la recitazione. Non si tratta di un manuale, non viene teorizzato un metodo: Mamet parla della sua esperienza nel cinema e soprattutto nel teatro, traendone spunto per alcune osservazioni pratiche del mestiere. Nel libro si dispiega quella che è la sua poetica: essenzialità messa al servizio di un obiettivo; niente ciance, nessuna enfasi. E' un lavoro duro quello descritto da Mamet, un lavoro a tempo pieno, massacrante, difficile, che richiede pazienza, carattere (ne dà una definizione bellissima), passione, ma soprattutto capacità di cogliere il nucleo delle cose, il cuore pulsante di ogni singolo gesto. Un modo per arrivare alla verità? L'autore non lo crede. L'arte in generale, nella sua concezione, non è fatta per cambiare il mondo; serve per allietare, per farci riflettere, per assumere un punto di vista nuovo. Si può essere d'accordo o meno, si può essere d'accordo in parte, ma le questioni che vengono poste sul piatto sono dense: sono materia di meditazione, ma anche suggerimento pratico. Il "metodo Mamet" ha svariati campi di applicazione. Tra un colloquio e una confessione, un'appassionata arringa e un aneddoto, emerge a poco a poco una biografia intellettuale avvincente, in presa diretta, dove tutto, alla fine trova la sua collocazione: l'esperienza, gli errori, i successi. Anche qualche stroncatura, come quella, senza appello, del celebre metodo Stanislavskij, perché non c'è alcun nesso tra talento e accademia, sarebbe come se "la Corsica, vantandosi di aver dato i natali a Napoleone, si proponesse come base di allenamento per imperatori". Gli aforismi fulminanti, tra l'altro, sono molti, e non sono battute estemporanee, sono dati empirici ricavati dall'esperienza, come per esempio l'imprevedibile tirata contro le scuole di recitazione: "Non inventate nulla, non negate nulla, parlate in modo chiaro, state dritti e state alla larga dalle scuole." I tre usi del coltello in definitiva è una presa di coscienza, un discorso a muso duro, e soprattutto un invito a prendersi dei rischi e delle responsabilità. Un metodo che forse non garantirà il successo, ma che di certo renderà più facile il rispetto di sé.
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