Negozi aperti il 25 aprile, negozi aperti il Primo Maggio, shopping, struscio avanti e indietro per le vie del centro; la Milano da bere e da mangiare, i modelli imberbi e ormonati come mercanzia umana esposta in vetrina. La scuola ancora una volta non pervenuta sul fronte della cultura storica (la fonte è il Fatto Quotidiano, ma chissà perché già lo sospettavo di mio), con alunni che pensano che Salò sia in Calabria e la Resistenza sia un episodio risorgimentale. La via crucis italiana passa anche da questa stazione: il dissolvimento delle basi democratiche a cui siamo aggrappati come naufraghi. I segnali c'erano già nel berlusconismo, ma i segnali sono diventati sintomi conclamati: è veramente un 2012 di saldi e svendite: in svendita il patrimonio del paese, in svendita la memoria storica, in svendita il futuro. Non c'è fatto che non sia collegato, e così come il debito pubblico è la voragine che sta risucchiando nel vuoto la vita di almeno due generazioni, allo stesso modo la cancellazione sistematica del nostro passato ci sta rendendo ciechi e orfani, del tutto indifesi di fronte alle minacce latenti delle dittature. Che oggi magari non si chiamano Fascismo, ma hanno la stessa voglia di annientare il libero pensiero e la stessa smania di renderci tutti uguali, omologati, come avrebbe detto Pasolini. "Io so, ma non ho le prove" scrisse in un celebre passo. La verità è che da allora niente è cambiato, se non in peggio. Un silenzio assordante dove ci sarebbe invece bisogno di far rumore: il 25 aprile non è un giorno infrasettimanale in cui fare la scampagnata, ma il momento in cui ricordarsi che la Storia non fa sconti, e che ogni centimetro di libertà che oggi ci troviamo qui in regalo è costato il sangue di tante persone. Milioni di persone. Non vorrei fare della retorica, sia perché in giro ce n'è già a secchi sia perché la retorica è la nemica della consapevolezza. Ma dove vogliamo andare? Di questo passo quanto potrà reggere ancora il flebile ricordo di ciò che fu? Dieci, forse vent'anni. Poi, speriamo di non dover ricominciare daccapo.
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