Non credo credo che voterò il movimento di Grillo alle prossime elezioni, ci sono delle cose che non quadrano, molte semplificazioni che propone mi sembrano scorciatoie, e il fatto stesso di cassare la storia politica come un'incrostazione della democrazia mi sembra un eccesso. O un'iperbole se vogliamo impiegare una figura retorica. Ma un fatto bisogna ammetterlo: negli ultimi mesi, se non negli ultimi anni, è stato il Movimento Cinque Stelle ad incarnare e a dare voce alla realtà del paese, più di tutte le alchimie politico istituzionali che hanno affollato i parlamenti d'Italia e hanno dato vita a sceneggiate meschine, traffici, accordi di palazzo. Da una parte si discuteva di energie rinnovabili, di informatizzazione, di libertà d'espressione, di cemento zero, e dall'altra di festini, intrallazzi, donnicciole, spartizione di poltrone. Aggiungo anche che Grillo fa bene a denunciare il trattamento a dir poco sconcertante che i media tradizionali (e quindi di potere) gli riservano: o non ne parlano, o lo trattano a mo' di fenomeno da baraccone. Ma i media stessi - intesi come giornali e televisioni - sono all'anacronismo puro, ovverosia agli antipodi della società di oggi, che è diversa rispetto a quella di dieci, venti o trent'anni fa; stesso discorso per la politica: rappresenta non tanto un'incrostazione, quanto un anacronismo, specie se dominata, come il giornalismo, da figure risalenti a ere geologiche fa. La conseguenza è uno iato profondo e incolmabile tra la società reale e la rappresentazione che politica e giornalismo ne fanno o tentano di imporre. Le conseguenze, tanto per cambiare, potrebbero essere disastrose, specie sul piano democratico: è impossibile parlare ancora di democrazia quando non sono più i popoli e le persone a decidere del proprio destino.
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