Senza scomodare la famosa categoria ipotizzata da Calvino, potremmo dire che è la leggerezza il tratto fondamentale della politica italiana in questo momento, ma forse in tutti i momenti da decenni a questa parte. Leggerezza nel fare e disfare leggi, leggerezza nelle pratiche affaristiche, leggerezza nel farsi i fatti propri a spese della collettività; leggerezza nel promettere l'irrealizzabile. Leggerezza nel dispensare frottole. Leggerezza nel passare da una parte all'altra degli schieramenti, con buona pace della sacralità del voto popolare, categoria fumosa quanto basta da poter essere usata solo in caso di convenienza. Leggero è anche un elettorato che vota un presidente come questo salvo poi meravigliarsi (al terzo mandato, sottolineo terzo) che questo signore abbia in mente solo il mantenimento delle sue fortune, e che in sedici anni di politica, di cui una decina buona di governo, non abbia realizzato quasi niente dei programmi che millantava in tv. Fino a qualche anno fa mi dicevo: che altro deve succedere perché la classe politica si rinnovi? Beh, ho scoperto che il contatore è illimitato: può succedere di tutto, e tutto è ancora niente. Scandali sessuali, dissesti finanziari, battute di ogni genere e risma, non contano nulla. Gli Italiani perdonano, anzi, meglio: dimenticano. Non siamo un popolo che fa rivoluzioni, in fondo, non ne abbiamo mai fatte. Abbiamo subito, ci siamo arrangiati e, al dunque, ma proprio al limite del collasso, abbiamo dato una mano a qualche liberatore a dare un calcio all'ancien régime, più per compiacere i nuovi padroni che per senso civico. Salvo poi cadere nella nostalgia: in quanti oggi rimpiangono la defunta Dc? Quanti il Fascio? Quanti vogliono riabilitare la tragica esperienza craxiana? I nostri rappresentanti non sono poi molto peggio del popolo che li ha eletti: sono la sua esatta continuazione. I giochi di potere, gli accordi sottobanco, le metempsicosi politiche sono solo l'aspetto visibile di un sistema marcio che non ha mai fatto nulla per riformarsi davvero: un sistema politico classista e furbesco che è lo specchio esatto della società che lo ha espresso.
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