Autori che mi vengono in mente alla rinfusa: Kafka, Proust, Calvino, Nietzsche... se ne potrebbero aggiungere molti altri. In comune, oltre a tutto ciò che facilmente si può intuire, c'è un altro elemento: sono intellettuali che conosciamo grazie forse più alle loro lettere, ai loro carteggi che non attraverso le loro opere. Sappiamo chi sono perché sono stati loro a raccontarcelo tramite i fitti intrecci di missive, corrispondenze incessanti con parenti e amici che chiarivano (forse anche a loro stessi) il senso delle proprie opere, le trame oscure che avevano lavorato dietro un certo progetto, le influenze storiche e quelle personali che avevano contribuito ad una certa visione del mondo piuttosto che ad un'altra. Le lettere. Questo è stato possibile fintanto che la corrispondenza cartacea non è passata nel solaio. Quello che pongo è un problema filologico: come sarà possibile per la critica di domani afferrare il senso degli autori di oggi? Difficile da dire. I carteggi Heidegger - Arendt, Marx -Engels di domani quali saranno? La posta elettronica fa perdere il senso della grafia, che è importante quasi quanto il senso letterario. La posta elettronica è a carattere prettamente commerciale, e quindi sintetico, fatta per comunicare dati che appartengono ad una sfera comunicativa quantitativa più che qualitativa. Ovviamente dipende dal genere di uso che se ne fa: di recente Bernard - Henri Lévy e Michel Houellebecq hanno provato ad aggiornare il genere epistolare con un libro, Nemici pubblici, che tenta un confronto intellettuale via mail. Ma mi sembra un caso isolato. Il problema è che le mail, oltre ad essere generalmente scritte di fretta e in qualche modo, finiscono invariabilmente nel cestino: non hanno peso, non hanno consistenza, non sono un oggetto concreto che entra a far parte del nostro patrimonio di ricordo ed esperienze. Quindi, esaurita la loro funzione comunicativa - commerciale, smettono di esistere, al pari della carta delle caramelle. Il problema, come sempre, non è la posta elettronica, che in sé è solo un bene: rapida, sicura, gratuita, ma l'uso che se ne fa, ormai impersonale appendice della parte meno comunicativa di noi stessi, priva di forma convenuta, senza alcun intento formale. Con un certo realismo potremmo arrivare a dire che la storia della letteratura, priva di carteggi, sarebbe menomata, una sorta di enunciazione senza premesse.
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