Il risultato forse più desolante di tanti e tanti anni di malgoverno è la straripante sfiducia nei confronti della politica che monta un po' in tutti gli strati della società. Comprensibile, ma fino ad un certo punto. Dire che i partiti sono un'organizzazione insufficiente e spesso anacronistica nel dare voce ai cittadini è un conto, sostenere che la politica è in sé un fatto inutile, lontano dai destini personali di ciascuno è un altro, e il pericolo grosso sta proprio qui. I partiti non ne hanno azzeccata una, siamo tutti d'accordo, e spesso la società civile si è mostrata molto più avanti rispetto ai suoi eletti, penso alla ribellione nei confronti di certe leggi, alla mobilitazione a difesa dei diritti individuali e via dicendo. Ma la politica, quella che abbiamo ereditato dalla Grecia classica, è molto di più delle pastette parlamentari. E' un modo di gestire la comunità, è una forma di partecipazione che ci chiama per decidere il nostro futuro e quello degli altri, di risolvere le grandi questioni che poi - inevitabilmente - ricadono anche sulle nostre minutaglie quotidiane. Sentire la sciura Maria che si lamenta e dice che non gliene importa niente e che le interessa solo trovare un posto per la figlia e che la politica non serve a niente perché le tasse e le spese le paga lei, è una sconfitta, non solo mia ma di tutta la società civile. Perché significa aver allontanato tutte quelle persone più semplici, meno preparate, più influenzate dalla televisione da quel progetto ambizioso ma sacrosanto che è lo sviluppo della nazione. Se il qualunquismo dell'uomo della strada prende il sopravvento, se l'interesse nei confronti della cosa pubblica si manifesta solo attraverso la ricerca di un vantaggio privato e del resto chi se ne frega, allora significa che la democrazia non fa per noi. Perché è faticosa, complessa, a volte snervante. Ma è anche l'unico canale attraverso cui costruire un futuro senza che il primo Cesare che possiede un po' di giornali e un po' di televisioni ci umili con la sua spazzatura e il suo tentativo di dittatura. Ops, è già successo, pazienza, parlavo in astratto. Se potessi però parlare idealmente alla sciura Maria, le direi: signora, non è vero che la politica non ci riguarda; per metterla su un piano che le interessi potrei raccontarle che i ticket di cui tanto si lamenta sono imposti da leggi parlamentari, che la sanità che lei giustamente pretende gratuita va pagata con le tasse che magari suo marito evade, con la ricevuta che lei non chiede al dentista per avere lo sconto; che la politica decide le politiche economiche che impediscono a sua figlia di sistemarsi, che è sempre la politica a stabilire quando lei andrà in pensione, a quali scuole potrà accedere suo figlio, a quanto ammonterà la pensione sociale di sua madre. Se le domande "come" e "perché" proprio non le interessano, consideri almeno il "quanto" e scoprirà che con un governo di furbi anche lei avrà da rimetterci. E Dio solo sa "quanto". Ci pensi la prossima volta, prima di votare a casaccio o quando griderà dal ballatoio che è stanca e non andrà a votare.
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