La notizia en passant mi ha portato ad un passo dallo svenimento: mister B ha in mente di farsi la sua università, l'Università Internazionale della Libertà, o qualcosa di simile. Insomma, la libertà di riffa o di raffa doveva saltare fuori per forza, vista l'ormai conclamata scarsezza di fantasia del personaggio. Un'istituzione su misura, molto privata ovviamente, in cui solo Dio sa che cosa potrà accadere, che cosa si potrà insegnare, quali saranno le linee culturali di tale, prestigiosa impresa. Siamo alla seconda fase, pare di capire. Dopo aver anestetizzato la nazione, dopo averla normalizzata, dopo averne in pratica squassato il sistema immunitario, è tempo di progettare il futuro, accreditando l'immagine del Capo al rango di una figura epocale, capitale, magnanima, imprescindibile: dopo la cronaca giudiziaria è tempo di passare alla Storia. Vai con l'ormai mitico ponte sullo Stretto, monumento tangibile all'imperitura grandezza di mister B, e, di controcanto, vai con il lascito "culturale" alla posterità: la codificazione del disvalore berlusconiano, la messa perpetua in onore di una delle ideologie (perché tale è il berlusconismo) più povere, raffazzonate e improvvisate che l'Occidente ricordi. La cultura, ovviamente, non c'entra nulla: anche l'università sarà un'azienda, atta ad assemblare un determinato prodotto, un uomo nuovo, medio, imbevuto di luoghi comuni, di grammatica di partito. In questo progetto pazzo c'è tutta la vanità dell'uomo, che, non potendo nemmeno in sogno spacciarsi come esempio di cultura alta, decide di comprarsi un suo spazio per tentare di imporsi anche lì, tentando la codificazione scolastica del proprio mito. C'è tutta l'astuzia imprenditoriale e provincialotta di chi non ha mai letto un libro, ma sa che, una volta nei libri, nessuno ti toglie più. Dopo la teorizzazione televisiva di culo, tette, risse (forse un domani ci diranno che era la naturale continuazione della maieutica di Socrate), l'alta formazione umana: solo un mago poteva riuscirci. Rimane un ultimo interrogativo: nell'università della Libertà saremo ancora liberi di pensarla diversamente?
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