Legalità e lavoro sono argomenti che non tirano. Argomenti che non solleticano il grande pubblico. Mettersi a fare un discorso serio, posato, molto pratico su cosa fare da qui ai prossimi dodici mesi per uscire dal pantano è un'ipotesi che ha pochissimo appeal. Meglio qualche biglietto sonante per la restituzione dell'Imu, o qualche parolaccia così, che non si sa mai. E' un approccio poco scientifico, lo so, ma basta ascoltare le voci che circolano, gli umori che si captano in giro, per strada, per capire che qualsiasi politica del buon senso e dell'onestà praticata e non esibita è destinata a prendere pochi voti. Qualsiasi discorso che preveda il rispetto della Costituzione e delle regole, dei diritti della persona e della giustizia sociale non fa presa. E' una bella contraddizione il popolo che volta le spalle a se stesso; il popolo che si suicida svendendosi a quello che urla di più, o a quello che sa illudere meglio. Un popolo, una cittadinanza cioè, che preferisce credere al miracolo piuttosto che fare la fatica di pensare al di là della promessa immediata. E infatti la rivoluzione, come sempre in Italia, è sfociata da un lato nella demagogia dai lampi autoritari dei Cinquestelle e dall'altro nella solita paccottiglia berlusconiana, quando invece, forse, l'unica rivoluzione possibile è quella del lavoro metro su metro, nel rispetto di regole condivise e nella convinzione che solo uniti e con grande fatica sia possibile uscirne. E a sentire e vedere l'Italia smarrita e finta furba di queste settimane, mi viene da pensare che l'unica vera utopia sia proprio questa, molto più delle bugie populiste e del catarismo a costo zero che hanno spopolato alle ultime elezioni. Tutto va a rotoli, ma tanti, veramente tanti italiani vogliono continuare a pensare solo in termini personalistici, continuando sia a sguazzare nella cecità morale della peggiore destra, sia giocando al massacro con i resti della Repubblica. E in conclusione mi chiedo quale possa essere la morale, quale possa essere la via d'uscita se le premesse sono così confuse. Adda passa' 'a nuttata, ancora una volta.
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