Il fatto che la Rai rappresenti un oggetto del contendere ancora così agognato, dice molto più di tanti fronzoli quali siano le vere ragioni d'essere di tanta politica italiana. Una volta pensavo che la televisione fosse il luogo privilegiato del controllo delle masse: imbonimento delle folle, istupidimento generale, depistaggio delle menti per mezzo di notizie tendenziose o omissione di fatti scomodi. In parte è ancora così, ma c'è un altro tassello da tenere in considerazione per capire fino a che punto siamo arrivati. La Rai è un pezzo dello Stato, un pezzo di apparato occupato in pianta stabile dai partiti, che la usano, la sgranano per consolidare il proprio potere, in una logica che è del tutto sganciata dal consenso popolare (pure importante, ma potere e consenso non è detto coincidano) e che piuttosto ha a che vedere con le dinamiche interne del potere stesso: spostamenti, ammiccamenti, messaggi trasversali, possibilità di muovere le pedine. In una parola autosostentarsi. Si diceva logica interna, ma il discorso, per una volta, andrebbe allargato dalla politica in senso stretto (i partiti) alla politica in senso lato (tutte quelle figure più o meno professionali che bivaccano sul limitare della politica e che con la politica brigano, tramano, fanno affari): quanti figli di ci sono in Rai? Un numero impressionante. Figli, nipoti, cugini, mogli, mariti, amanti, promessi sposi e spose. La succursale di una grande famiglia insomma, dove a tutti spetta qualcosa. E' per questo che lo spettro della televisione pubblica, il suo eidola, sopravvive a se stesso. Troppo comodo continuare ad avere un parcheggio privato dove disporre dei posti a proprio piacimento. Altrimenti non si spiegherebbe la sopravvivenza di un tale titano, che a occhio e croce funziona nello stesso modo da almeno trent'anni, nell'epoca di internet, delle liberalizzazioni, della frammentazione dell'offerta. Il colosso è bene che resti com'è. Con la stessa struttura, le stesse lotte interne, le stesse lottizzazioni. Mentre la società reale va in un'altra direzione, e sul video non restano che le vestigia di un passato sempre più irreale.
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