Il titolo è feroce e ovvio come solo i titoli sanno essere: Faremo di tutto per salvare l'Euro. La stonatura mi ha assalito ancora prima che mi rendessi conto del perché. Ormai mi sto anch'io assuefacendo ai non sensi della comunicazione. La sfumatura è piccola a livello di segno ed enorme a livello di significato: la politica vuole salvare l'Euro, non gli Europei. In effetti i provvedimenti, le intenzioni e in generale ogni singola parola spesa dai governi nazionali, salvo rare e occasionali eccezioni, non ha mai altro scopo che sacrificare un po' della vita degli individui in nome dell'astrazione monetaria. Che non è economia reale, che non è vita, ma che è solo uno dei tanti parametri - umani - con i quali misurare una delle tante quantità che affliggono la nostra esistenza. E allora mi chiedo se non sia inevitabile che l'Europa fallisca, non solo o non tanto per le macchinazioni finanziarie alle quali si è svenduta, ma per la paurosa, incivile, barbara rimozione delle premesse culturali che potrebbero e dovrebbero esserne il cemento. L'identità dei popoli non può essere spiegata da una moneta, specie se questa è frutto di un'operazione a freddo, calcolata dalle banche centrali e imposta per regio decreto a milioni di persone; non si tratta di essere pro o contro la moneta unica, ma di essere pro o contro la nostra matrice identitaria, che non si trova nei rendiconti della ragioneria, ma nelle ragioni storiche e filosofiche che l'Europa ha saputo produrre nel corso dei secoli. La pretesa di surrogare il DNA di un intero continente nello spread non è riduttivo, è folle. Così come far dipendere l'esistenza degli individui dalle trame finanziarie ordite da banche private e banche centrali non è un segno di razionalità e concretezza, ma è il suo esatto opposto: un'insensata astrazione, un progressivo allontanarsi dalla vita per abbracciare la sua rappresentazione più disumana e distruttiva. L'Europa, se proprio vogliamo dirlo, è già fallita sotto questo profilo, e anche qui non c'è bisogno di un numero per capirlo; non c'è una cifretta, un conticino, una virgola che possa dare significato al vuoto che si va via via allargando tra le reliquie di un illustre passato.
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