C'è uno dei principali intellettuali italiani viventi, Pietro Citati, che con realismo e chiarezza denuncia una verità non più occultabile: lo scarso coraggio delle case editrici sta portando al collasso non solo l'editoria stessa, ma anche le menti dei lettori. Autori fondamentali come Kafka e Borges stanno cadendo nel dimenticatoio, mente l'industria culturale si fa in quattro per proporre la brutta letteratura di Dan Brown e Giorgio Faletti. Un dato di fatto. Poi c'è la replica, data in tv da Faletti, che è una sciocchezza: paragoni a caso da Totò, a Mark Twain e infine a Giovanni Paolo II. Va da sé che il linguaggio povero, la grammatica stentata del comico rivendutosi in forma intellettuale finiscono per collidere con la cultura smisurata di Citati, la sua capacità di rendere semplici concetti difficili, la dedizione con cui si è occupato di letteratura per tutta la vita. Faletti ammette candido di non conoscere Citati: la dice lunga sulla sua formazione. E forse spiega anche come mai i suoi libri sono un prodotto da autogrill che l'innato senso della parsimonia della letteratura provvederà a cancellare nel giro di qualche decennio, forse meno. Ognuno legga ciò che vuole, ma sarebbe bello anche vedere un'editoria che spaziasse nell'offerta, e che ricominciasse vivaddio a dare spazio alle avanguardie, ai libri complessi, alle scommesse autoriali e che non si limitasse a rincorrere il guadagno immediato che può dare la paraletteratura di Faletti, scrittore di mediocri orizzonti bravo a fare il tribuno un tanto al chilo dalle platee televisive. Televisione: è forse quello il terreno che gli è più congeniale, e forse è proprio perché Citati in televisione ci sarà andato due volte che il comico non lo conosce. E' un problema proprio di comunicativa, di alfabeti che non coincidono, di termini di paragone troppo distanti perché possa verificarsi una sintesi tra i due. Basta leggere i libri di Faletti e di Citati (che è un saggista, va bene, ma in questo caso è un dato secondario) per capire in quale orizzonte i due si muovano. Faletti non dovrebbe prendersela: ha guadagnato molto, ha tanti fans. Lasci esprimere agli altri le loro perplessità. La parola alle case editrici: a quando un rinnovamento nel segno della qualità?
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