Ormai è sotto gli occhi di tutti quanto sta accadendo in Nord Africa in queste ore: focolai di rivolta che potrebbero diventare rivoluzioni vere e proprie che dalla sera alla mattina stanno mettendo alla corda regimi pluridecennali. E' la gente che si riprende la propria terra potremmo dire, ma aspettiamo di vedere gli sviluppi prima di formulare qualsiasi ipotesi affrettata. Guardiamo i dati di fatto, che per quanto mi riguarda sono due, macroscopici: il nostro governo, nella illustre persona del premier, in quanto a politica internazionale (limitiamoci a quella) non ne ha azzeccata una. Farsi amici dei dittatori, regalando ai despoti un po' di ribalta in virtù dell'amicizia con uno stato europeo, è un gioco pericoloso. Sporco. Che non paga. Infatti la nostra diplomazia, in queste ore, annaspa nell'imbarazzo. Facile intuire a quale livello sia scesa la nostra considerazione a livello internazionale (nei paesi liberi, ovvio). Punto secondo: nessuno aveva previsto niente. Soloni, espertoni di politica estera, strateghi da rivista: fino a un mese fa sapevamo a malapena chi fosse Mubarak (o meglio sapevamo solo chi era sua nipote), ospitavamo con tutti gli onori Gheddafi a Roma, la Tunisia sapevamo sì e non dove fosse. Stampa latitante, informazione inesistente. E il mondo là fuori, un mondo che sta cambiando, perché sta cambiando la gente. La Storia, forse, sta prendendo una piega inaspettata, che questa politica piccola e con la coscienza sporca non è in grado di affrontare: basta vedere l'età media di chi ci governa, lo spessore umano e intellettuale dimostrato nel corso degli anni per capire che questi signori, ancora una volta, non hanno la volontà né gli strumenti per capire quello che sta accadendo. E' in corso l''89 del Mediterraneo, le pagine sono bianche, in attesa che una politica migliore di quella che l'ha preceduta sappia scrivere il proprio destino.
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