Nascerà un nuovo Henry Miller? I tempi non sono quelli giusti. L'apprendistato sul campo, per uno scrittore, è un percorso decisamente difficile. L'accademia sta allungando i suoi tentacoli ovunque di questi tempi, e l'apprendimento solitario, scontroso e anticonformista di un Miller (o di un Orwell, di un Hemingway, di un Faulkner) sarebbe visto male, osteggiato, e non addirittura ignorato. Siamo in epoca di truffe: gli svariati corsi di scrittura creativa che inquinano le nostre lettere sono un'illusione che chiunque può smascherare facilmente. Non esistono metodi uguali per tutti, e anche il solo fatto di istituire una scuola, un corso, significa tentare di conformare, di rendere più uguali. I colpi di testa sono proibiti: chi deraglia dal percorso cercando una nuova via è visto male. Di Miller non potrebbero essercene quindi. Henry Miller era un irregolare, un testardo anticonformista, che parlava di quello che voleva con la libertà e la schiettezza di chi non ha questioni editoriali alle spalle. Era un grande scrittore in un'epoca in cui i grandi erano parecchi: l'esatto contrario di oggi. La moria dell'ingegno personale è conseguenza diretta di un programma scolastico che è medio e fatto per la media; chi sfugge alla media è automaticamente escluso, fuori parametro, non conta se in alto o in basso: è fuori dal conforme, dalla norma, e quindi è da abbattere. La settorializzazione disperata a cui stiamo assistendo in questi anni è un fenomeno che probabilmente non ha precedenti, e presto o tardi ciascuno avrà il suo pezzo da assemblare sulla catena di montaggio, è solo questione di tempo. Nessuna presa di posizione verrà tollerata, e chi insiste verrà facilmente ridotto al silenzio: semplicemente verrà negata la sua esistenza, come in un romanzo distopico. O come in una brutta rievocazione di Mangiafuoco.
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