Il blog ufficiale di Ariberto Terragni. Opinioni di un disorganizzato, sfogo di uno scrittore, ciò che resta alla fine del giorno. Idee, deliri, recensioni, presentazioni di libri.
Gli innamoramenti giornalistici sono un fenomeno paraletterario di primo livello. Quando la stampa italiana, ma non solo, decide di amare un personaggio, una moda, un fenomeno, è in grado di mobilitare un contingente di forze che non ha uguali nel panorama mediatico (e non solo). Ora è toccato al Papa, assurto, nel giro di cinque giorni, ad icona pop della bontà un tanto al chilo. Con tanto di stillicidio verbale, tipico della categoria: bontà, semplicità, povertà, parappappà. Costruire il nemico, diceva Eco, ma in qualche caso bisogna anche costruire l'amico: il mito, il depositario delle speranze. Ora, non è detto che un Papa debba essere per forza algido e distaccato, e non è nemmeno detto, come qualche dotto curiale ha sostenuto, che il papato sia importante in quanto tale a prescindere dai comportamenti soggettivi, ma da qui a far dire al Papa, e a qualsiasi altra figura pubblica di livello mondiale, quello che ameremmo sentirci dire, ce ne passa. O ce ne passerebbe, visto che l'opera di costruzione mediatica operata dalla stampa in questi giorni ha qualcosa di sbalorditivo e megalomane. Prima o poi Francesco dirà o farà qualcosa che andrà in controtendenza rispetto alle mode ideologiche dettate dal gossip à la page, e allora che succederà? D'altra parte è un Papa cattolico, è depositario dell'ortodossia della fede, non ci si può aspettare che soddisfi le brame libertarie del bel mondo, così, giusto per non deludere le aspettative personalistiche di questo o quel vip. Il cercare ad ogni colpo di tosse svolte epocali e momenti storici denuncia in modo prepotente l'ambivalenza etica di tanto giornalismo, che il giorno prima di muove compatto o quasi verso mete libertarie e anticlericali, e il giorno dopo - così, giusto perché l'attuale Papa riesce interessante in tv e dice in buona fede cose che fanno gioco alla malafede di certi commentatori - diventa alfiere dei valori cristiani con qualche punta di conservatorismo spinto. E in questo flusso di considerazioni senza senso, di sondaggi, di opinioni qualunque, la parola si diluisce, perde di consistenza, e diventa rumore senza alcuna restituzione simbolica: la parola come residuo, detrito di un processo di significazione montato sul nulla di una campagna mediatica priva di riscontri. C'è un Papa che non è ancora entrato nel vivo del suo lavoro, e c'è il suo eidola montato dalla fantasia paraletteraria del giornalismo di massa: due facce che non sono complementari, ma contrapposte, come la realtà e la sua rappresentazione autoprodotta.
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Gli articoli sono scritti tutti dal qui assente, non che disdegni le collaborazioni, ma so già come andrebbe a finire. Ho esperienza di film making, quando bisogna contattare un cast. La prima reazione: bella idea, bravissimo, ci sto. Al dunque le scuse sono queste: accipicchia, ho gli allenamenti, ho mia nonna che... mia zia, mia sorella, la fratella della gemella tapio tapioco come se fosse Antani, insomma: la marmotta è sul fornello e la devo allattare.
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