Bamboccioni, sfigati, fannulloni, e ora tocca anche il perfido e sottilmente ipocrita choosy. La lista di allusioni, richiami, insulti veri e propri sparati a sangue freddo dal potere nei confronti di chi non ha potere è sempre più sorprendente. L'esercizio della forza nei confronti dei deboli è un classico della politica più impudente. L'omertà nei confronti dei forti è un marchio altrettanto distintivo di un certo modo di amministrare la cosa pubblica. E' tutta una questione di abilità in fondo: si tratta di sviare l'attenzione della massa dalla sostanza dei problemi (corruzione dilagante, criminalità, gestione folle dello Stato e tutte le altre belle cose che sappiamo) per trovare un capro espiatorio comodo e a portata di mano, un capro espiatorio che non può difendersi, che non ha voce, che in quanto economicamente debole non ha neanche il diritto di esistere. In un paese in cui anche le puttane hanno un sindacato, i giovani precari, disoccupati, fuori corso e chi più ne ha più ne metta sono il bersaglio più facile che si possa trovare. Crisi economica? Colpa dei giovani troppo selettivi. Il salto logico, lo scarto tra la realtà e la sua banalizzazione tendenziosa è talmente grosso, talmente paradossale da rischiare di passare inosservato nel paese in cui tutto è possibile, anche che un ministro della Repubblica collezioni un'altra figura non molto brillante, dopo quella altrettanto sconvolgente del lavoro "che deve andare a chi se lo merita". Ma evidentemente il nostro ministro ama ragionare per paradosso. Il problema è che qui non siamo in un'aula universitaria, non siamo a scuola, ed è tutto più complicato: qui non c'è il ricatto del voto sul libretto. Non è più come quando eravamo a scuola, quando dovevamo ridere per forza delle battute foolish del professore. Possiamo fischiare, e anche fare un democratico pernacchio.
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