E così da oggi l'Italia del livore, del pettegolezzo, dell'insulto da commento youtube ha un nuovo, comodo bersaglio: Alex Schwazer, campione decaduto, vittima di se stesso, ragazzo allo sbando che voleva vincere a tutti i costi; tanto fuori rotta da non capire che quell'oro, lui, che lo aveva già vinto, avrebbe potuto conquistarlo ancora, e senza artifici chimici. Ed è come se l'Italietta buffa e pantofolaia non aspettasse altro che dare contro a qualcuno, perché c'è gente, e internet ne è piena così come ne è piena la società, che non vive se non può fare a pezzi uno che è già in ginocchio, stremato, sul fondo del barile. E' l'ora dei commentatori da yahoo notizie: che se lo godano questo momento in cui possono sentirsi finalmente migliori di qualcun altro. Quanto al resto, si sa, questo paese viaggia a corrente alternata: se ne fregano tutti dell'atletica, per quattro anni, poi, all'improvviso, tutti atleti, critici, arguti osservatori; tutti esperti di tattica e di etica sportiva, come resistere all'opportunità di un massacro a basso costo? E lui, Schwazer, in mezzo. Indifeso, e molto solo. Definito da alcuni giornalacci un "giuda", proprio da quei giornalacci che hanno difeso le puttane di palazzo. Scaricato da tutti, anche da quei vertici sportivi che quando un calciatore sputa addosso ad un avversario pagano gli avvocati difensori. Perché il problema è un po' questo: c'è chi vince campionati con l'ago ancora in vena e tutto va bene, e c'è il singolo, che fa una fesseria, e i farisei impalcano la croce. Ha sbagliato Alex Schwazer, ha commesso un errore tremendo. Ma non si è venduto una partita e non ha nemmeno frequentato tabaccai. Aveva paura di perdere. Umana, troppa umana paura di scendere dall'Olimpo, e si sa che la paura, unita alla debolezza, fa fare le peggio sciocchezze. Sciocchezze rimediabili se hai un padrino alle spalle, fatali se sei solo. E Alex Schwazer (oggi, ma forse anche ieri, chi lo sa) è soprattutto un uomo solo, nello sprofondo in cui si è cacciato da solo. Non voglio qui mettermi a discutere sul fatto che in un mondo in cui la performance è tutto il doping rischia di essere il solo carburante possibile per il corpo umano: non lo voglio dire, perché credo non lo meritino le migliaia di atleti che giocano pulito. Ma forse per spiegare la caduta di Schwazer serve qualche argomento un po' più complicato dei soli insulti, qualcosa che serva a rimettere in discussione anche noi, noi tutti, e quella parte della nostra coscienza che ora scappa, con la coda di paglia.
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