C'era una volta B. Non bello, non colto, senza particolari competenze, ma grande istrione, grande improvvisatore e soprattutto grande venditore. Osannato come leader carismatico (mah...), addirittura indicato come l'iniziatore di un nuovo corso politico: quello dei partiti padronali. (Ricordo con terrore due sue amazzoni che non più tardi di tre o quattro anni fa si beavano in un talk show di come il loro capo fosse all'avanguardia in questo senso). E così, con tanto fumo, l'intrepido imprenditore è riuscito a mettersi in tasca prima la destra italiana e poi tutto il paese. Distruggendo entrambe le cose. E ora che la polverina magica è finita, ora che le bugie sono andate a sbrendolo, il fumo si dirada, e scopriamo che non c'era niente. Niente ricchezza, niente novità. Solo un cumulo di fanfaluche, e tanta insipienza, quando non qualcosa di peggio. E ora fa quasi tristezza sentire i suoi lamentarsi - con non si capisce bene chi - che i voti li prendeva solo lui, B, e che questo spiega la disfatta del voto amministrativo. Pare a tratti che la destra italiana sia sul punto di riconoscere lo sbaraglio, ma è un'impressione fugace prima del solito arroccamento: servirebbe onestà intellettuale. Ma ormai i circolo vizioso è una trappola da cui questa destra non potrà più uscire, a meno di non riscriversi culturalmente e di buttare a mare tutte, ma proprio tutte, le scemenze di questi ultimi vent'anni. Dopo anni di scorciatoie, di miracoli e di altra fuffa variamente declinata, forse sarebbe ora di prendere il coraggio a due mani e cominciare da un semplice vocabolo: scusateci. Per poi ripartire da due o tre libri seri che non siano il prontuario Fininvest o altre carte protocollate dalle scuole televisive. Questa destra scoprirebbe che i partiti, anche di destra, non sono un affare personale, e che la politica non è la vinavil con cui il padrone incolla i cocci della sua disastrata esistenza. Ma bisognerà fare un po' di cose prima, e tutte agli antipodi della mentalità berlusconiana: farsi un po' di cultura, mettersi intorno a un tavolo a sviluppare delle idee serie e non i soliti slogan. Ma temo che il massimo che verrà fuori da questa attuale classe dirigente sarà il cambio del nome del partito. E l'hanno pure già fatto una volta.
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