Mi sono appassionato alle vicende mediatiche di Federica Pellegrini. Hanno qualcosa di paradigmatico e di sconcertante al tempo stesso. La campionessa di nuoto non vuole portare la bandiera alle Olimpiadi. In termini tecnici mezza giornata in piedi nuocerebbe alla preparazione atletica. Alla luce della pressione cui è sottoposta e delle aspettative nei suoi riguardi, ha il diritto di dirlo, anche se forse una presa di posizione del genere, qualche anno fa, non sarebbe stata tollerata. Amen, c'è di peggio. La preparazione dovrà rovinarsela qualcun altro. La nuotatrice avanza anche qualche candidatura, bontà sua. Ma il bello deve ancora venire. Non c'è bisogno di ricapitolare le puntate precedenti della soap: amori, disamori, feste, calendari, tatuaggi, ripicche, gelosie, tradimenti. Ora andiamo un po' più a fondo nella vicenda: "Ma se restassi incinta, rinunceresti alle Olimipiadi?" E qui il capolavoro. "Beh, spieghiamo bene" l'esordio "allora, prendo tutte le precauzioni del caso, ma anche con la pillola c'è quello zero virgola uno percento di possibilità. Dovesse capitare, sarebbe destino. E sicuramente non abortirei per un'Olimpiade." Era in effetti il caso di spiegarla bene questa cosa, casomai ci fosse sorto un dubbio. Dunque: sappiamo con chi si accoppia, quanto si accoppia, con chi si accoppiava e anche a quali metodi contraccettivi si affida. Il tutto con spigliatezza e allegra disinvoltura. E' una dote da invidiare. Avevo il sospetto che questo accanimento nei confronti della vita privata di una ragazza fosse una delle tante e subdole manovre di accerchiamento dei media gossippari. Un modo per sfruttare la vita di una persona, mettendola in piazza. Adesso mi rendo conto che le cose non stanno esattamente così; i media cattivi, d'accordo. Ma anche l'ambizione smodata e un po' cialtrona di una provinciale di successo, che nel volgere di qualche anno ha capito come rivoltare la situazione a proprio vantaggio, usufruendo di giornali e clamori mondani per promuoversi, per pubblicizzarsi come uno dei tanti prodotti disponibili nel mercato dell'immateriale. Non c'è niente di male, dirà qualcuno. Anche scendere nel dettaglio ginecologico (dopo quel memorabile exordium: "Spieghiamo bene") non è peggio di un pomeriggio televisivo sulle reti nazionali. E il pubblico si adegua. In balia dello sconfortante e sempre più macroscopico equivoco secondo cui alle doti mediatico/sportive debba in qualche modo corrispondere anche una dote intellettiva superiore alla norma. Attendiamo con impazienza esami del sangue, eventuali ecografie, bollette, biglietti del tram, marche di assorbenti etc.
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